Non potete immaginare, non riuscivo nemmeno a finire il prototipo: mi mettevo a giocare e non lavoravo al codice!!
-Alexey Pažitnov, creatore di “Tetris”

Incredibile ma vero: il primo a sperimentare la dipendenza da Tetris fu proprio Alexey Pažitnov, il suo inventore. Si parla del lontano 1984, quando la prima versione del gioco venne pubblicata e fece letteralmente impazzire milioni di giocatori. Dopo Aleksej infatti, moltissimi altri hanno sperimentato in misura più o meno forte la stessa sensazione di dipendenza, facendo la fortuna del noto puzzle game. Solo negli anni Novanta, Nintendo ha venduto 35 milioni di copie per GameBoy, senza contare i numerosissimi cloni e remake che ripropongono con qualche variante la logica di base del gioco. Alcuni sono arrivati a parlare di “droghe farmatroniche” e di “Effetto Tetris”.

L’espressione effetto Tetris si riferisce a un comune fenomeno psicologico per cui una attività che richiede un alto livello di attenzione può influire in modo incongruo sui processi di pensiero, le immagini mentali e i sogni.

r911169_9361609

Prende il nome dal videogioco Tetris: chi gioca per lunghi periodi di tempo a questo gioco può essere portato a ragionare involontariamente sui modi di “impilare” oggetti del mondo reale, come le confezioni che vede sugli scaffali di un supermercato o gli edifici di un quartiere.
Wikipedia

Ma quali sono i motivi un successo così completo e dilagante? Secondo il creatore di Tetris, la chiave è da ricercarsi in un paio di fattori.

Contenuto astratto e semplice, che può piacere a tutti
Nelle partite di Tetris, l’universo è tutto su quel monitor nero. Nulla è al di fuori del nostro controllo, le leggi che regolano lo svolgimento della partita sono chiare e fisse: rispetto al caos di mondo reale, in continua trasformazione, di certo è rassicurante. In uno scenario familiare e non pericoloso, con comandi semplici e ben funzionanti, il giocatore ha l’impressione di essere il solo artefice della buona o cattiva riuscita della partita. Inoltre non c’è traccia di violenza, dunque risulta adatto a tutte le fasce di pubblico; non c’è una trama, che può essere coinvolgente o meno solo per alcuni tipi di giocatori; non c’è nessun bisogno di tutorial o ampi spazi di tempo libero per poter fare una partita. Insomma, non esiste praticamente nessun requisito di base per poter essere tra i giocatori in grado di apprezzare le dinamiche di Tetris, si tratta di un divertimento quasi universale.

Fa lavorare il cervello su qualcosa che gli da piacere
Ricavare piacere dai videogame, come e in che misura è davvero possibile? Il tema è stato esplorato e documentato da numerose ricerche. In particolare i ricercatori della Stanford University hanno mostrato come i videogame attivino un gran numero di aree del cervello, compresi i circuiti legati al rilascio della dopamina, che genera una sensazione di piacevole appagamento. La causa sarebbe da ricercarsi nella dinamica stessa dei puzzle-game come Tetris: il raggiungimento di obiettivi definiti e continui, via via più impegnativi, genera nel giocatore scariche piccole ma frequenti di dopamina, portandolo ad associare una sensazione di benessere e soddisfazione all’attività ludica. Con l’aumento del livello e della difficoltà inoltre, si creano nel giocatore anche piccole scariche di adrenalina, che hanno un effetto elettrizzante e mantengono vivo l’interesse per il gioco, per sua natura ripetitivo e sempre uguale a se stesso, che grazie ad esse non diventa noioso.

Tetris-PSN-Screenshot

E proprio con il procedere attraverso i livelli e con l’aumentare della bravura del giocatore, sembra che il modo di ragionare durante la partita si modifichi notevolmente. Alcuni studi, condotti monitorando l’attività cerebrale dei giocatori di Tetris con livelli di esperienza molto differenti, hanno provato che i player inesperti utilizzano molte risorse per imparare a giocare ed il loro cervello brucia molto glucosio, sebbene a livelli di gioco relativamente semplici. I giocatori con maggiore esperienza invece, soprattutto a livelli avanzati, mostrano un consumo di zuccheri da parte del cervello molto ridotto, evidenziando quindi come vengano messi in atto una serie di processi automatici e meccanismi volti ad aumentarne l’efficienza. Si crea così uno stato di “flow”: quella sorta di “trance agonistica” in cui ci si viene a trovare a volte davanti ad un puzzle-game che si conosce bene e che sembra mettere in contatto diretto azione ed intenzione, senza pensieri e riflessioni (coscienti) intermedie.

Ma dagli anni Ottanta ad oggi, non dimentichiamo che il quadro si è complicato: se prima si giocava con il GameBoy e con la console collegata alla TV, oggi si può anche giocare online, in squadra, con il cellulare ed il tablet. Con l’evoluzione dei supporti e la nascita di puzzle game più elaborati e complessi, a queste dinamiche di base si sono quindi sommati altri fattori, che hanno aggiunto nuovi stimoli e nuove sfumature all’effetto dei giochi sul nostro cervello. Per citare l’esempio più lampante, i giochi che offrono feature legate ai social-network come la condivisione del punteggio, la sfida con gli amici o la richiesta di aiuti ai propri contatti, fanno leva su sentimenti di riconoscimento e condivisione, ottenuti legando l’esperienza di gioco a individui e luoghi virtuali che conosciamo e apprezziamo, ma stimolano anche la competitività ed il desiderio di prevalere all’interno del gruppo.

Sul modello di Tetris, si possono individuare numerosi giochi che sfruttano le stesse dinamiche e stimolano gli stessi meccanismi di piacere e divertimento. Per citarne qualcuno, possiamo pensare al mitico Burger Time, un pezzo della storia dei videogame, a Columns, che ha reso felici milioni di possessori di GameGear, a Jewels in tutte le sue molteplici versioni online e offline, per finire poi con il recente e popolare Candy Crush… chi di noi non ha mai fatto una partita? In ognuno di questi titoli, il nostro cervello si impegna ad organizzare, riordinare e combinare forme e colori, raggiunge un obiettivo e ne insegue subito un altro, impara, ottimizza, raccoglie sfide e si sente in grado di vincerle. In una parola: si diverte, e questo fa la fortuna di tutti i giochi che sul modello di Tetris riescono ad intrattenerci con lo stesso stile.

E prima ancora dei videogame, non riconoscete la stessa logica anche nel gioco del 15, il solitario e il cubo di Rubik?!



Players è un progetto gratuito.

Se ti piace quello che facciamo, puoi supportarci (o offrirci una birra) comprando musica, giochi, libri e film tramite i link Amazon che trovi negli articoli, senza nessun costo aggiuntivo.

Grazie!
,
Similar Posts
Latest Posts from Players